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Sabato, 18 Maggio 2024
 
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Cronache di Posta

Francobolli per i diciottenni e obblighi internazionali: Italia inadempiente?

L'obbligo per i paesi membri dell'Unione Postale Universale di scambiarsi ciascuna emissione di francobolli per il tramite del Bureau International di Berna è chiaramente sancito dall'articolo 113 del Regolamento della posta lettere UPU. Perché dunque l'Italia non ha inviato alle altre amministrazioni postali del pianeta il francobollo per i diciottenni, preferendo mandare al macero anche gli ultimi esemplari della scorta integrativa? Il nostro Stato era obbligato ad adempiere alla normativa UPU? Perché il Museo storico del Ministero delle comunicazioni non ha avuto neppure una coppia dei foglietti per la propria collezione filatelica? Philweb ha provato a dare una risposta a tali quesiti, analizzando nel dettaglio la normativa in materia.

Francobolli per i diciottenni e obblighi internazionali: Italia inadempiente?

L'interrogativo è di quelli pesanti: distruggendo anche gli ultimi esemplari dei francobolli per i diciottenni, ossia quelli della cosiddetta scorta integrativa, l'Italia si è resa inadempiente rispetto alla normativa internazionale?

Il nostro Paese aveva davvero l'obbligo di inviare al Bureau International dell'UPU un certo numero di foglietti per la distribuzione a tutti i paesi membri dell'Unione?

A nostro avviso la risposta è sì! Proviamo a capirne il perché.

L'obbligo trova il proprio fondamento nel Decreto del Presidente della Repubblica 27 dicembre 1965, n. 1717, con il quale vengono resi esecutivi tutti gli Atti adottati a Vienna il 10 luglio 1964 dal XV Congresso dell'Unione postale universale. Proprio a Vienna, difatti, furono approvati quelli che ancora oggi sono i testi normativi fondamentali dell'UPU: la Costituzione, il Regolamento generale, la Convenzione postale universale ed i vari regolamenti dei singoli servizi (fra i quali il Regolamento della posta lettere).

Tali atti sono pienamente ed interamente esecutivi in Italia sin dall'entrata in vigore del predetto decreto, pubblicato sul supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale n. 159 del 30 giugno 1966.

Per l'entrata in vigore delle varie modifiche apportate nel corso degli anni, invece, bisogna far riferimento a quanto disposto dal Capitolo III della stessa Costituzione UPU. Gli atti fondamentali (ossia la Costituzione, il Regolamento generale e la Convenzione postale universale) possono essere emendati solo dai Congressi. Le relative modifiche devono successivamente essere recepite dai singoli stati membri con apposito provvedimento interno avente forza di legge. Cosa che l'Italia, subito dopo ciascuno degli otto congressi seguenti quello di Vienna, ha puntualmente fatto.

L'ultimo di tali provvedimenti è il “Regolamento di esecuzione delle decisioni adottate dal XXIII Congresso dell'Unione postale universale - UPU - recanti modifiche al settimo Protocollo addizionale della Costituzione dell'UPU, al Regolamento generale dell'Unione postale universale, alla Convenzione postale universale ed al Protocollo finale e all'Accordo relativo ai servizi di pagamento della posta, tenutosi a Bucarest il 5 ottobre 2004”. Tale regolamento è stato emanato con il Decreto del Presidente della Repubblica 12 gennaio 2007, n. 18, pubblicato sul supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 51 del 2 marzo 2007.

Discorso diverso, invece, per le modifiche ai regolamenti dei singoli servizi, fra i quali quello per la “posta lettere”, approvate non dal Congresso, bensì dal Conseil d'exploitation postale dell'UPU. Tali modifiche, stando a quanto disposto dalla Costituzione UPU, non hanno l'obbligo di essere recepite dai singoli stati membri, e pertanto sono immediatamente esecutive e vincolanti per tutti i paesi. L'articolo 22, comma 3, della Costituzione UPU, che ricordiamo essere pienamente esecutiva in Italia sin dal 1965, stabilisce in particolare che il Regolamento della posta lettere, “concernente le regole comuni applicabili al servizio postale internazionale così come le disposizioni concernenti il servizio della posta lettere”, è un atto “obbligatorio per tutti i paesi membri”.

Alla luce di quanto esposto, appare evidente che l'articolo 113 del Regolamento della posta lettere, concernente lo scambio dei francobolli tra le amministrazioni postali, doveva essere applicato anche nel caso dei foglietti per i diciottenni.

Se è vero che il decreto autorizzativo dell'emissione (D.P.R. 9 gennaio 2006) prevedeva la destinazione esclusiva dei francobolli ai cittadini italiani che avrebbero compiuto diciotto anni nel corso del 2006, è anche vero che esso non escludeva esplicitamente la possibilità di distribuzione a qualsiasi altro soggetto cui l'emissione sarebbe comunque stata inviata in applicazioni di ogni altra norma di pari grado o di grado superiore.

Come lo stesso Bureau International dell'UPU ricorda, una norma stabilita da trattato ha la precedenza sulla legislazione nazionale dei singoli stati che hanno aderito al trattato stesso. Di conseguenza, nel momento in cui gli atti dell'UPU hanno regolamentato una data questione, tale regola ha la precedenza su ogni norma contrastante nella legislazione nazionale. Sin quando uno stato non abbia cessato di essere membro dell'UPU, la sua legislazione interna non può derogare dalle norme vincolanti degli atti dell'UPU che essa stessa ha accettato.

I foglietti per i diciottenni, paradossalmente, avrebbero dovuto essere inviati all'UPU anche nella remota ipotesi in cui lo stesso decreto autorizzativo avesse espressamente previsto il contrario!

Ma chi avrebbe dovuto effettuare l'invio al Bureau International?

Teoricamente, stando a quanto stabilito dal Regolamento della posta lettere, l'onere sarebbe spettato all'amministrazione postale, ossia a Poste Italiane. D'altronde i duemila francobolli della scorta integrativa vengono normalmente utilizzati anche per far fronte a tale obbligo. In questo caso specifico, tuttavia, la situazione era più complicata. Poste, difatti, aveva anche l'obbligo, previsto dal decreto autorizzativo e dal successivo decreto ministeriale, di consegnare ad un'apposita commissione tutti i francobolli eccedenti o non ritirati dagli aventi diritto. Tale commissione, dopo le opportune verifiche, avrebbe dovuto procedere alla distruzione.

Ed, in effetti, Poste non ha potuto esimersi dal consegnare l'intera scorta integrativa. La consegna, come abbiamo puntualmente segnalato, è avvenuta nel pomeriggio di giovedì scorso, 13 settembre, nelle mani dello stesso consigliere filatelico del ministro, nonché presidente della commissione, Stefano Gabbuti. Sembra, tuttavia, che prima di far ciò la Business Unit Philately abbia comunque segnalato la necessità di adempiere agli obblighi previsti dalla normativa internazionale (necessità che, aggiungiamo noi, avrebbe dovuto essere già nota al Gabinetto del ministro).

Una segnalazione a quanto pare rimasta inascoltata, visto che la commissione ha proceduto comunque alla distruzione dell'intero quantitativo di 4000 foglietti. Una scelta francamente incomprensibile se si considera che il problema dell'invio dei francobolli all'UPU era stato comunque segnalato e, sicuramente, avrebbe meritato un maggiore approfondimento. Incomprensibile anche il no comment del presidente Gabbuti alla specifica domanda rivoltagli da Philweb prima di procedere alla distruzione (e dunque in tempo utile per porsi, semmai ve ne fosse stato bisogno, un ultimo dubbio sulla decisione di non ottemperare alla normativa internazionale).

A nostro avviso, alla luce delle varie segnalazioni pervenute, il presidente della commissione bene avrebbe fatto a rinviare la riunione ad altra data, in attesa di acquisire maggiori informazioni al riguardo (magari tramite lo stesso Bureau International dell'UPU).

Ed invece ciò non è accaduto, dando vita a quella che, a nostro avviso, appare una palese inadempienza agli obblighi internazionali nonché una grave scorrettezza istituzionale nei confronti dei restanti 190 paesi membri dell'UPU, che pure inviano tutte le loro emissioni al nostro Museo storico pt per il tramite del Bureau International.

Già, il Museo storico pt.

Non dimentichiamoci che anch'esso è, in un certo qual modo, “parte lesa” nell'intera vicenda, non avendo ricevuto neppure una coppia dei foglietti per la propria collezione filatelica. A tal riguardo c'è tuttavia da dire che mentre l'invio dei francobolli all'UPU avrebbe comunque dovuto avere luogo in base ad una precisa norma internazionale, nessuna identica prescrizione esiste per il Museo del Ministero delle comunicazioni. Paradossalmente, quindi, il mancato invio della serie, anche se assurdo, è perfettamente legittimo. E la cosa è ancora più incomprensibile se si pensa che la decisione definitiva è stata assunta proprio dal gestore del Museo, ossia il Ministero delle comunicazioni, istituzione che sicuramente, se avesse voluto, avrebbe potuto trovare un rimedio al problema. Il varo di un nuovo D.P.R. di modifica a quello autorizzativo del gennaio 2006, dopotutto, non sarebbe stato cosa impossibile.

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