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Sabato, 18 Maggio 2024
 
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Cronache di Posta

Scorta integrativa: molto rumore per nulla

Indagini giudiziarie, un articolo al vetriolo e tante polemiche attorno alla cosiddetta “scorta integrativa” dei francobolli per i diciottenni, distrutta ieri pomeriggio presso il Poligrafico di Piazza Verdi. Ma cos’è, in realtà, questa fornitura di duemila esemplari “extra decreto” che accompagna da circa mezzo secolo ogni emissione filatelica italiana? Perché tanto clamore attorno ad una procedura assolutamente di routine, da tutti sempre ritenuta normale? I tanto discussi foglietti andavano davvero distrutti tutti? Philweb prova a dare delle risposte ai quesiti attorno al caso filatelico del momento.

Scorta integrativa: molto rumore per nulla

In questi ultimi giorni si è fatto un gran parlare della cosiddetta “scorta integrativa” di 4000 francobolli per i diciottenni, custodita presso la Business Unit Philately di Poste Italiane in attesa della distruzione. La polemica è nata, lo ricordiamo, da un articolo apparso sull’ultimo numero del settimanale “Il Mondo”, nel quale si è addirittura arrivati ad ipotizzare vere e proprie speculazioni attorno agli otto pacchetti della tiratura addizionale.

In realtà le cose stanno in modo diverso, come peraltro ben sa chi è addentro ai processi di produzione dei francobolli.

Ma andiamo con ordine, spiegando nei dettagli come si sia arrivati alla distruzione di ieri pomeriggio.

Sconosciuta alla gran parte dei collezionisti, ma ben nota alle istituzioni e agli addetti ai lavori, la cosiddetta “scorta integrativa” accompagna da circa mezzo secolo ogni emissione di carte valori postali del nostro Paese. Si tratta di una fornitura addizionale rispetto alla normale tiratura stabilita da decreto, destinata interamente ed unicamente ad esigenze istituzionali e di rappresentanza. Consegnati a Poste con modalità e tempistica differenti rispetto a quelli della tiratura “standard”, i francobolli della scorta integrativa sono difatti utilizzati per l’invio ad una lunga serie di istituzioni e personalità fra i quali, ad esempio, il Ministro delle comunicazioni, il Museo storico pt, i Centri Meccanizzati Primari (CMP), l’Unione Postale Universale (UPU), l’autore del bollettino illustrativo, le testate giornalistiche ed i membri della Stampa specializzata italiana ed estera.

La necessità di ricorrere ad una stampa supplementare trova il proprio fondamento nel fatto che l'intera tiratura stabilita da decreto autorizzativo deve
necessariamente essere posta in commercio, essendo destinata unicamente alle esigenze del servizio universale. Paradossalmente, in assenza di un'apposita scorta aggiuntiva "extra decreto", l'Amministrazione pt (prima) e Poste Italiane (dopo) avrebbero dovuto pagare di tasca propria i francobolli da destinare agli inderogabili impegni istituzionali e di rappresentanza. Una palese incongruenza!

Una prassi pluridecennale, quella della scorta integrativa, peraltro consolidata nel tempo da tutta una serie di note e comunicazioni ufficiali scambiate tra i vari soggetti interessati (sostanzialmente il Ministero delle poste e telecomunicazioni ed il Provveditorato generale dello Stato). Il più vecchio di tali documenti di cui ci è giunta notizia è una nota del 12 gennaio 1980 a firma dell’allora direttore generale dell’Amministrazione pt Ugo Monaco, che fissava in 2000 il numero di esemplari da stampare “fuori decreto”. Lo stesso Monaco dispose l’aumento a 2500 esemplari nel gennaio 1984, in previsione dell’Esposizione Mondiale di Filatelia in programma a Roma per l’anno seguente.

Passano dodici anni quando, siamo al 31 ottobre 1996, l’ingegner Gaetano Viviani, consigliere delegato dell’allora Ente Poste, invita con una propria nota il Provveditorato generale dello Stato a non interrompere le forniture della scorta integrativa. “Come per il passato - si legge nella nota - si prega codesto Provveditorato di voler disporre che, a partire dalla prossima emissione prevista per il corrente anno (il francobollo celebrativo della Giornata della Filatelia in uscita l’8.11.1996, nda) venga effettuata, per necessità di questo Ente, un seguito di fornitura di n. 2.000 (duemila) esemplari per ogni carta valore che verrà emessa in avvenire”. La nota specifica altresì che la relativa “spesa dovrà essere gravata sul capitolo 5052 di codesto Provveditorato”. Il 9 novembre 1996 il Provveditorato generale dello Stato, allora dipendente dal Ministero del Tesoro, conferma l’effettuazione del seguito di fornitura.

Tutto assolutamente regolare, dunque, con tanto di imprimatur ufficiale dei competenti organi dello Stato. Nessun illecito o, peggio ancora, fantomatico tentativo di speculazione, come da qualcuno recentemente ipotizzato.

Il fatto che anche per l’emissione dedicata ai diciottenni abbia avuto regolarmente luogo la fornitura della scorta integrativa rientra anch’esso nei canoni della normalità, in ottemperanza a quanto a suo tempo disposto dal Ministero del Tesoro. I foglietti in questione, peraltro, fatta salva l’esclusività per i diciottenni di averli in dono, sono carte valori postali in tutto e per tutto simili alle tante altre emesse nel corso dell’anno. In assenza di un esplicito divieto, dunque, la tiratura aggiuntiva non poteva non essere effettuata, fatto salvo, ovviamente, l’obbligo per Poste di non porre gli esemplari in distribuzione. Obbligo che, in effetti, Poste ha rispettato in pieno. Non solo, difatti, i pacchetti sono stati conservati integri per oltre due anni, con tanto di sigilli originali del Poligrafico, ma per la loro custodia la Divisione Filatelia ha messo in campo misure di sicurezza eccezionali, acquistando persino una particolare cassaforte controllata 24 ore su 24 mediante un avanzato sistema di videosorveglianza.

L’esistenza dei 4000 foglietti, oltre ad essere comprovata dalle necessarie “pezze giustificative” di tutti i soggetti interessati (I.P.Z.S., Provveditorato generale dello Stato e Poste Italiane), era peraltro ampiamente nota agli addetti ai lavori. Ogni ipotizzabile intento speculativo, a questo punto, rientrerebbe a buon ragione nel campo della fantafilatelia.

Un inutile polverone, dunque, quello sollevato attorno ad una vicenda che assolutamente nulla ha di strano o oscuro. Sarebbe bastato il comune buon senso (o forse solo un po’ di umiltà e di necessaria competenza filatelica) per comprendere che in realtà l’intera procedura, seppure apparentemente complicata, era pienamente riconducibile alla normale prassi prevista per le emissioni filateliche.

Ciò che appare strano, invece, è come nessuno, ad iniziare da chi ha messo in giro le accuse nei confronti di Poste, si sia posto un problema ben più importante: qualora la tanto auspicata distruzione della scorta integrativa avesse comunque avuto luogo, da dove prendere i francobolli che, per obblighi internazionali assunti dallo Stato italiano, devono necessariamente essere inviati all’Unione Postale Universale?

La Divisione Filatelia, difatti, in virtù di quanto stabilito dal decreto autorizzativo dell’emissione, non ha potuto procedere automaticamente all’invio degli esemplari a Berna, essendo obbligata a consegnare tutti i francobolli non distribuiti all’apposita commissione. Sembra che il problema sia stato comunque posto all’attenzione del Ministero competente e, ciò nonostante, chi di dovere abbia comunque optato per la distruzione integrale della tiratura. Circostanza che, in effetti, si è puntualmente verificata alle 17,35 di ieri pomeriggio.

Il presidente della commissione Gabbuti, ad una domanda specifica di Philweb rivoltagli poco prima di procedere alla distruzione, ha preferito rispondere con un no comment, ribadendo che la triturazione avrebbe riguardato l’intera scorta di 4000 esemplari.

Ma cosa prevede nello specifico la normativa postale internazionale? Tutti i dettagli in un prossimo articolo sull’argomento.

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