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Lunedì, 29 Aprile 2024
 
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Sui vaglia diretti fermo posta nella Prima Guerra Mondiale

Ne scrive Beniamino Cadioli sull'ultimo numero di "Posta militare e storia postale" la rivista dell'AICPM, giunta al n. 115 (aprile 2010). Un volume ricco di articoli quello giunto in questi giorni ai soci del sodalizio che raggruppa gli appassionati di posta militare: la censura postale tedesca nei territori italiani della RSI; ancora sui servizi postali dell'armata francese di stanza in Italia durante la I Guerra Mondiale; le corrispondenze dei prigionieri di guerra alleati internati nelle decine di campi italiani durante la II GM. E poi due interessanti pezzi che attraverso il materiale postale superstite, ripercorrono le vicende del Piroscafo Ida e dell'incrociatore leggero Attilio Regolo.

Sui vaglia diretti fermo posta nella Prima Guerra Mondiale

All'Associazione Italiana dei Collezionisti di Posta Militare sono sempre in movimento, come testimoniato da alcune interessanti iniziative online avviate nel corso degli ultimi mesi: la galleria fotografica dei "pezzi" di storia postale e militare più prestigiosi e rari appartenenti ai soci, e la rubrica colloquio coi soci, una sorta di "forum" nel quale i collezionisti potranno dialogare direttamente con la propria associazione. Ma nonostante l'impegno del direttivo, se la prima proposta è stata "accolta con favore" e ha già visto alcune fotografie pubblicate sul sito, la seconda non ha ancora avuto alcun riscontro. A scriverlo è Piero Macrelli, presidente dell'AICPM nel suo editoriale sull'ultimo numero di "Posta Militare e Storia Postale" (n.115, Aprile 2010), il periodico dell'associazione, che la prende con filosofia "conoscendo la congenita pigrizia a farsi vivi della stragrande maggioranza dei soci". Pigrizia, in verità, che riguarda tutte le forme "organizzate" della filatelia italiana.

Al contrario, rileva Macrelli, buon esito ha avuto l'istituzione da parte della Federazione dell'Osservatorio per i falsi in filatelia, che ha stimolato molti soci ad inviare segnalazioni "molto interessanti riguardanti alcuni venditori presenti su Ebay". Ma già è pronto l'argomento da sviluppare nei prossimi mesi: "la differenza fra le quotazioni dei cataloghi e i prezzi di vendita praticati nei listini commerciali". Se n'è già parlato su Cronaca Filatelica, ne parlerà il prossimo numero di Qui Filatelia (rivista dalla Federazione), ma l'argomento interessa anche l'AICPM i cui soci sono inviati dal presidente a rivolgere osservazioni e fare proposte.

La rivista AICPM ovviamente contiene numerosi articoli di grande interesse storico-postale a cominciare dall'ottimo pezzo "Sui vaglia diretti fermo-posta nella Prima Guerra Mondiale" di Beniamino Cadioli, che scrive dell'istituzione di questo servizio nel 1915 attraverso la riproduzione di documenti originali, estratti dalla normativa dell'epoca, affrontando (e chiarendo) pure la questione del fermo posta nei "vaglia postali", compresi quelli spediti da militare o sottoposti a censura.

Luigi Sirotti continua con la terza parte del suo articolo dedicato alla corrispondenza per l'estero nell'ambito della "Censura postale in Italia dopo l'8 settembre 1943" nei territori italiani della RSI o controllati dai tedeschi. Vengono in particolare descritti bolli, fascette di chiusura, sigilli e documenti postali relativi agli uffici di censura di Vienna, Francoforte sul Meno, Berlino, Colonia e Parigi e il trattamento censorio delle corrispondenze dei prigionieri di guerra italiani e di quelle dirette alla Città del Vaticano dopo la liberazione di Roma.

Seconda ed ultima parte per l'articolo di E. Bettazzi e A. Pasquini sui "Prigionieri di guerra in Italia nel secondo conflitto mondiale" con l'analisi dei vari timbri (di censura, amministrativi e postali) utilizzati nelle corrispondenze tra i "p.o.w." rinchiusi nei campi italiani e le famiglie d'origine. In coda viene riportato una tabella con tutte le informazioni fino ad oggi conosciute sui campi di prigionia, la tipologia, la durata, la nazionalità dei detenuti.

Franco Napoli continua a parlare de "Il servizio postale per i militari francesi in Italia" durante la Prima Guerra Mondiale: attraverso documenti postali dell'epoca viene ripercorsa l'attività postale dell'Armee Italienne nel 1917-1918 che utilizzò sia propri uffici postali militari (i "Poste aux armees" sparsi nelle aree in cui erano maggiormente concentrate le truppe d'oltralpe) sia la posta militare italiana.

Intrigante lo "scritto" di Giancarlo Vecchi che narra, in chiave postale s'intende, la vicenda di un militare imbarcato sull'incrociatore leggero "Attilio Regolo" bloccato in un porto spagnolo dopo l'8 settembre 1943, che ben presto - tornato in patria a guerra finita - passò "Da internato a disertore" avendo nel frattempo deciso di aderire alla Repubblica Sociale, più per necessità che per scelta ideologica, tanto più che "il morale dell'equipaggio non era solido come una roccia" e in quelle condizioni "non sorprende che un cedimento di nervi" lo abbia portato a simpatizzare per i fascisti irriducibili presenti a bordo e che in qualche modo gli permettevano di far giungere notizie ai familiari in Italia attraverso i servizi postali, altrimenti non accessibili agli internati.

Del "Piroscafo IDA", una imbarcazione di oltre 6000 tonnellate strapieno di materie prime di importanza strategica che nel giugno 1940, all'entrata in guerra dell'Italia, si ritrovò bloccato nel porto neutrale di Las Palmas, scrive Roberto Colla. Attraverso quattro buste del periodo 1940-1941, l'autore documenta "le traversie superate dall'equipaggio" del mercantile, prima del suo rientro in patria.

A concludere questo volume di Posta Militare, "Le emozioni della storia" di Giuseppe Di Bella - ovvero come i documenti postali oltre che "testimoni del passato, sono portatori di un messaggio che attraversa il tempo" - e "Ancora sui francobolli con la dicitura PM... e poi basta!" in cui Giuseppe D. Jannaci, tornando sull'argomento affrontato già molte volte in passato sulla stessa rivista, propone alcune corrispondenze dei primi mesi del 1944 relativi alla città di Ancona, unico caso in cui i francobolli PM furono utilizzati in territorio RSI.

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