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Storie di Posta: filatelia da una parte e mercato dall'altra!

Quello appena arrivato in edicola è il volume 25 di Storie di Posta (maggio/luglio 2008), la rivista dell'Accademia Italiana di Filatelia e Storia Postale che esce come Speciale di Cronaca Filatelica. Questa volta, Franco Filanci, presidente dell'Accademia e curatore, insieme a Clemente Fedele, della rivista, si chiede quale sia la Filatelia del futuro. Prigioniera della moda e del mercato, dovrebbe cercare di svecchiarsi e liberarsi da ogni condizionamento per affrontare serenamente il tempo che passa. Gli altri articoli riguardano alcune antiche riviste inglesi trovate su Google (C. Fedele), la filigrana Corona sui francobolli del Regno d'Italia (M. Manelli) e la figura dell'Ispettore postale (L.R. Cataldi e E. Veschi).

Storie di Posta: filatelia da una parte e mercato dall'altra!

E' arrivato in edicola Storie di Posta, volume 25, lo speciale di Cronaca Filatelica (Ed. Olimpia) curato dall'Accademia Italiana di Filatelia e Storia Postale ed interamente dedicato a "studi, notizie, approfondimenti su storia postale & comunicazioni".
L'apertura, come per tradizione, spetta a Franco Filanci, Presidente del sodalizio che raggruppa le penne più famose della filatelia italiana, il quale si chiede in due semplici parole "Quale filatelia?", ovvero che tipo di hobby ci troviamo a vivere, condividere, raccontare ai nostri giorni? L'idea che la Filatelia (la sua storia e la sua evoluzione) sia soltanto una "incerta, pacioccosa, tartagliante bambinella d'altri tempi" non regge più: basta sfogliare i numeri disponibili "online" della rivista britannica "The Stamp Collector's Magazine" (di cui parla più avanti Clemente Fedele, co-autore insieme a Filanci di queste "Storie di Posta") per renderci conto di come la filatelia sia fatta "non solo di francobolli, ma di attenzione per la comunicazione scritta".
E, allora, ci propone una collezione dedicata alla storia della filatelia che presenti quest'hobby "nel suo continuo e crescente interagire con la Posta e la Società". Negli ultimi decenni, analizza Filanci, si è assistito soltanto ad "un gran sferragliare di liberismo che cambia letteralmente la Posta e mette sempre più nell'angolo il francobollo, ormai trasformato in puro prodotto da collezione". La filatelia è prigioniera della moda, del suo stesso mercato e i cataloghi "non riescono a liberarsi di vecchi schemi, errori e incongruenze". Come sistemare le cose e togliere alla filatelia un pò di rughe? "Basterebbe rimettere ogni cosa al suo posto", conclude il Presidente dell'Accademia: "da un lato la Filatelia, libera dal condizionamento di mode, qualità, rarità e leggende metropolitane, dall'altro un mercato filatelico che propone, stimola, illude anche ma senza imporre nè prevaricare".

Di Franco Filanci è anche il primo corposo articolo di Storie di Posta: "E la prima emissione partì in quarta" racconta, in 18 pagine, della IV di Sardegna ovvero dell'ultima serie non dentellata emessa dal Regno sardo. Oppure si trattava della prima serie del nuovo Regno d'Italia? Il dubbio amletico, confessa Filanci, "mi assaliva da giovane ogni volta che prendevo in mano il catalogo del dott. Luigi Sassone", nel quale il primo francobollo dell'Italia Unificata era il "fatidico e costosissimo 10 cent. bistro giallo dentellato del 1862". Ma allora, si chiedeva il giovane Filanci, "che cosa diavolo usavano nel 1861 i cittadini del nuovo Regno per affrancare le loro lettere?". Con il passare del tempo tutti i suoi dubbi sono svaniti e grazie ai suoi "maestri", alla ricerca e allo studio la risposta è stata univoca: i francobolli della IV di Sardegna sono i primi del Regno d'Italia. Punto e basta! Ed invece no, tant'è vero che la sua "visione", contenuta nell'Unificato di Storia Postale del 1994 (realizzato insieme ad Angellieri), non ha fatto molta strada. Ed allora, "non mi sembra inutile", dice Filanci, "ritornare sull'argomento, con qualche ulteriore dato", ripercorrendo tutti gli aspetti tecnici, storici, postali di questa emissione. Secondo Filanci il vero problema è "la pigrizia" e "la numerazione" adottata dai vari cataloghisti che non vogliono "scontentare i commercianti". Pertanto, la conclusione è sempre la stessa: i francobolli della IV di Sardegna "vanno sotto Italia e senza bisogno di strani artifici".

Come già anticipato nell'Editoriale, Clemente Fedele ripercorre "il collezionismo di francobolli in Italia 150 anni fa", attraverso la rilettura di alcune vecchie riviste inglesi trovate su Internet. "Filatelia allo stato nascente", questo il titolo dell'articolo, prende le mosse dal rinvenimento su Google Books - il grande progetto del motore di ricerca Google che pubblica online libri, riviste e documenti antichi - delle prime annate (1863-1865) dell'inglese The Stamp-Collector's Magazine. "Poter trasformare pagine di testi stampati in immagini digitali, condividendole in rete, a cavallo del 2000, apre un nuovo capitolo nella storia del libro e della stampa", scrive Fedele che di "cultura postale" è appassionato ricercatore e divulgatore. Ecco che sfogliando virtualmente i primi numeri di questa rivista (CLICCATE qui se volete accedere al documento online) si scoprono tantissime "chicche" terminologiche (all'epoca i filatelisti altro non erano che "postal amateurs" o "timbrographists") e riferimenti all'Italia, quella degli Antichi Stati, senz'altro, ma soprattutto quella del neonato Regno italiano.

Così è bello scoprire nell'articolo dal titolo "Postage-stamp collecting in Italy" (a pagina 121 del volume di Agosto 1864 e tradotto in italiano per l'occasione) che nei primi anni del 1860 "la capitale italiana del collezionismo era Torino". L'occhio analitico di Fedele consente di estrapolare da questi volumi ultra centenari, "scorci" e "punti di vista" che non riguardano solo il collezionismo ma anche la società dell'epoca, con particolare predilezione per l'epistolografia, per i segni esteriori e i contenuti delle lettere che già all'epoca, come si rileva in alcuni articoli, avevano il senso di ribadire "il valore della forma estrinseca assunta dalla corrispondenza scritta". Un affascinante e divertente viaggio nel passato della filatelia, quello che propone Fedele, ma soprattutto uno stimolo, anzi un pungolo, con il quale "vuole spingere il lettore al godimento dell'edizione elettronica" permettendogli di superare le vecchie minestre riscaldate tornando "alle fonti del sapere" e al "piacere della scoperta".

A Marcello Manelli, presidente dell'AFIS-Associazione di Filatelia Specializzata, tocca il terzo articolo, un approfondimento tecnico per veri specialisti del settore: "Note marginali su una corona" in realtà non contiene affatto notizie "marginali" sulla filigrana Corona, bensì importanti dettagli sulla prima carta filigranata dei francobolli d'Italia. Il riferimento è, pertanto, alle didascalie e a tutti quei segni presenti lungo i "margini" dei fogli filigranati utilizzati per il confezionamento delle carte valori postali a cavallo del 1800 e del 1900. Analizzando la carta dei francobolli si scoprono posizioni differenti della filigrana Corona, "croci" e riferimenti ai Ministeri che all'epoca si occupavano di cose postali (quelli del Tesoro e delle Finanze, in particolare). Ma sui bordi dei fogli è possibile rilevare "cose marginali ma non troppo", ovvero numeri e disegni in filigrana che probabilmente "erano un segno distintivo della cartiera" che li aveva prodotti. Ed, infine, quei rarissimi casi in cui la filigrana si decise di non inserirla nei fogli solo perchè si ritenne la stampa calcografica altrettanto efficace come mezzo anticontraffazione. In realtà in questi fogli la filigrana (le solite scritte "FRANCO BOLLI POSTALI", ecc.) c'era, anche se limita ai bordi di fogli.

A concludere la parte, potremmo dire "enciclopedica" di questo Storie di Posta n.25, è il mega-articolo, scritto a quattro mani, sul servizio ispettivo nell'amministrazione postale italiana, dalla fine dell'800 sino alla trasformazione nel 1997 in società per azioni. "E' arrivato l'ispettore" ripercorre in lungo e in largo l'attività di controllo svolta da appositi funzionari, una via di mezzo tra un'amministratore ed un vero e proprio "poliziotto" postale, raccontata però "dal di dentro", da chi cioè ha svolto per anni quell'antico mestiere: Luigi Ruggero Cataldi, Capolinea centrale dell'amministrazione PT, ed Enrico Veschi anch'egli ispettore per anni prima di diventare Direttore generale delle Poste Italiane.
La figura dell'Ispettore è ormai scomparsa con l'avvento del nuovo assetto giuridico delle poste: a lui era affidato "il compito di vigilare perchè l'attività dell'Amministrazione si svolgesse in tutti i settori con regolarità ed efficienza". Figura autorevole e presenza ingombrante, sull'Ispettore "si poteva contare in qualunque momento e in ogni circostanza". Ruggero Cataldi ne scrive con grande entusiasmo (fu proprio in uno dei suoi giri ispettivi che conobbe la futura moglie!) offrendo al lettore gustose storie reali e aneddoti che descrivono perfettamente non solo i compiti, ma anche la professionalità e la cultura di questi funzionari. Ad Enrico Veschi, invece, tocca parlare degli Ispettori dal punto di vista "normativo", dalla prima legge che riorganizzava l'amministrazione postale italiana del 1860-1861, sino alla rinnovata figura degli Ispettori che svolgono compiti di vigilanza generica e preventiva all'interno di Poste Italiane SpA.

A corollario di questi articoli, Storie di Posta offre le consuete rubriche dedicate a piccoli e grandi, antichi e recenti fatti di posta, da "Spunti & appunti" curato dallo stesso Franco Filanci (interessante la storia della Cartolina Postale repubblicana da 10 lire con Quadriga, mai emessa, i cui saggi sono conservati al Museo PT) a "Novità di Posta e Dintorni", in cui Danilo Bogoni, raccoglie fatti (e misfatti) delle poste moderne (dal caos degli ultimi mesi nel settore del recapito, alla distruzione della scorta integrativa dei francobolli dei diciottenni, dai nuovi veicoli ecologici di Poste Italiane alle novità postal-filateliche di San Marino e SMOM).
Infine, per la serie "Il club dell'Occhio Attento", a cura di Filanci e Fedele, vengono recensiti numerosi testi di letteratura postale e filatelica: ben 16, sia italiani che stranieri.

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