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Domenica, 05 Maggio 2024
 
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San Marino e la prefilatelia nelle Guide Postali Marini

La collana delle Guide Postali Marini si arricchisce di due nuovi volumi: "Da San Marino una Lunga Storia di Posta, Primati e Francobolli", ovvero la storia postale e la filatelia della Repubblica del Titano raccontate da Franco Filanci e "La Lunga Strada Postale che conduce al Francobollo", la storia cioè dei servizi postali prima dell'avvento del francobollo, a cura di Clemente Fedele. Con questi due fascicoli presentati durante l'ultima edizione di Veronafil, salgono a quattro le guide a schede mobili che si possono conservare direttamente negli album ad anelli della società genovese e che raccontano in modo esauriente la storia della posta dell'area italiana.

San Marino e la prefilatelia nelle Guide Postali Marini

Dopo i volumi dedicati all'Avventurosa storia della Posta e del Francobollo in Italia (di Franco Filanci) e alla storia postale del Vaticano ("Il più piccolo grande Stato del mondo fra posta e francobolli", di F.Filanci e Giovanni Fulcheris), la Ernesto Marini ha recentemente presentato altre due novità assolute: "Da San Marino una lunga storia di Posta, Primati e Francobolli" (autore, ancora, Franco Filanci) e "La lunga Strada Postale che conduce al Francobollo" (di Clemente Fedele).

Le Guide Postali Marini, così, sono diventate quattro: tre dedicate alla filatelia dei paesi dell'Area Italiana, una alla storia della lettera e alla pre-filatelia.

Non si tratta, va detto subito, di testi complessi o, peggio, prolissi. Anzi, risultano originali ed innovativi anche nel formato: a schede mobili, adatte per essere conservate nei tradizionali album a 22 anelli che la Marini produce da sempre.

"Gli album in cui conserviamo le nostre collezioni di francobolli sono come delle mostre sulla storia più o meno recente di un Paese, sulla sua vita politica e sociale, sui gusti, i costumi, la cultura del momento", scrive l'editore genovese. Ecco perchè è stato un passaggio naturale portare le Guide Postali direttamente all'interno degli album, i quali diventano per ciascun collezionista non solo contenitore per i propri "gioielli" filatelici ma anche "catalogo in grado di sottolinearne i motivi d'interesse storici, tecnici e postali".

Così, al Veronafil di novembre, Marini ha fatto "poker" presentando le ultime due Guide "ad anelli" anch'esse realizzate in collaborazione con l'Accademia Italiana di Filatelia e Storia Postale (di cui Filanci e Fedele sono membri).

Del III volume, "Da San Marino una lunga storia di posta, primati e francobolli" (38 pagg, Novembre 2008, 16,50€), autore è ancora Franco Filanci, grande conoscitore della filatelia sammarinese (anche perchè è uno degli autori più apprezzati dei francobolli del Titano) oltre che prolifico scrittore.
La storia postale della "più antica Repubblica del mondo [...] Comune sopravvissuto al medioevo, rimasto per secoli intatto [...] arroccato sopra e attorno al suggestivo monte Titano", parte nel 1607 con la decisione del Consiglio Principe e Sovrano di "elleggere un Postiglione che vadi a pigliare et porti le lettere alla Posta di Rimino". Era la prima volta al mondo che veniva organizzato un servizio postale veramente aperto al pubblico.
Filanci ripercorre quelle che possono essere considerate vere "pietre miliari" della storia postale di San Marino: dalle vicissitudini del Postiglione, prima forma di pedone postale, alla nascita del primo ufficio postale sul Pianello (era il maggio 1833), dall'utilizzo dei primi francobolli a partire dal 1863 (che furono semplicemente quelli del vicino Regno d'Italia, opportunamente timbrati con il bollo in cartella SAN MARINO) alla stipula della prima Convenzione con l'Amministrazione postale italiana (7 febbraio 1865) che regolava lo scambio di corrispondenza tra gli uffici postali di San Marino e Rimini.

Nell'ottobre 1875 il Governo della Repubblica e il Consiglio Principe e Sovrano decidevano di "non proseguire a valersi nelle corrispondenze postali dei francobolli di altro Stato" sicchè nel luglio 1877 fecero la loro comparsa di primi veri francobolli targati "San Marino".
Ma la storia dei servizi postali della piccola Repubblica è sempre stata collegata con quella italiana: nel 1879 San Marino firma una Convenzione telegrafica con il vicino Regno d'Italia (novità che mise la parola fine all'era dei Postiglioni) e nel 1889 un nuovo accordo con l'Italia che permise ai sammarinesi di godere di tutti i servizi previsti dal Testo Unico delle leggi postali italiane (la spedizione in contrassegno, il recapito per espresso, i pacchi postali, ecc.)

Con il nuovo secolo arriva anche lo Stile Liberty (immediatamente assorbito dalla grafica dei nuovi francobolli sammarinesi), le prime cartoline illustrate, la prima serie di francobolli stampati in calcografia, la "corriera automobile" tra San Marino e Rimini e l'adesione diretta all'Unione Postale Universale "che liberò San Marino dalla tutela dell'Italia sul piano internazionale".

Qunindi arriva il "periodo inglese" (era il 1927) in cui la Repubblica si avvale della consulenza di una tipografia britannica (del Surrey) per la stampa dei propri francobolli, almeno fino all'entrata in guerra dell'Italia, nel 1942, quando scattarono "di rimando dall'Italia" varie limitazioni e sospensioni nei servizi postali nonchè nelle relazioni commerciali con i paesi nemici. La Gran Bretagna era tra questi e così, non potendo più usufruire della stamperia inglese, San Marino tornò a rivolgersi al Poligrafico italiano.

Nel 1945 nasce l'Ufficio Filatelico governativo. Grande novità per il piccolo stato dato che "non si occupava solo di vendere francobolli e altre carte-valori in corso e fuori corso, ma li produceva anche". Ente che, nel 1984, diventa l'attuale Azienda Autonoma di Stato Filatelica e Numismatica portando con sè tantissime novità (almeno nell'area italiana), almeno sul piano della creatività: nascono così le "buste postali illustrate" (1987/90), la "busta per raccomandate" (1994), le cartoline postali e i francobolli augurali (1998 e 2002), i libretti (prodotto quasi sconosciuto nella vicina Italia), il francobollo olografico (1993), e tante altre innovazioni dentellate.

La storia della posta passa naturalmente anche attraverso gli annulli e la modulistica, i vari tipi di servizi di base ed accessori offerti al pubblico, i servizi a denaro e quelli telegrafici, che Franco Filanci descrive in modo esaustivo, arrivando persino ad analizzare il processo di creazione di una carta-valore postale, che comprende anche la produzione di saggi, prove e di qualche "non emesso" (che per San Marino si limita alla serie del '43 per il ventennale dei fasci).

Completano il III volume i capitoli sulle stamperie (italiane e straniere) che hanno prodotto fracobolli per la Repubblica sino ai nostri giorni, le tecniche di stampa (testo, peraltro, di interesse generale che riesce abilmente a chiarire le differenze sostanziali tra i vari metodi di produzione), le carte e le filigrane (dall'italianissimo Scudo Sabaudo adottato nelle prime produzioni filateliche, alle "tre penne" in scala o a raggiera) ed una utile bibliografia.

Decisamente più "letterario" il IV volume delle Guide Postali, affidato questa volta alla penna di Clemente Fedele. "La lunga strada postale che conduce al francobollo" (26 pagg., Novembre 2008, 16,50€) è un percorso storico, prima ancora che postale e filatelico. Infatti "a volte ci si può scordare che i francobolli, benchè nati nel 1840, vivono storie di posta di più lungo periodo", scrive Fedele, autore tra l'altro di numerosi testi dedicati proprio alle tematiche della comunicazione scritta (di lui va certamente ricordato il volume "La lettera e la storia postale Appunti per operatori dei beni culturali" edito dall'Accademia).

La Guida Postale che Marini dedica alla "posta antica" vuole quindi fornire al cultore di filatelia o storia postale "strumenti interpretativi nuovi, anche per comprendere che la scomparsa dell'Amministrazione PT non segna affatto la fine del valore storico, antiquariale, degli oggetti legati alla pratica epistolare, e in primis appunto in francobolli".

Si parte così dalla posta delle origini, quella in cui la comunicazione era soprattutto l'arte di arrangiarsi, fatta più che altro della ricerca di "occasioni", come ad esempio l'affidare una missiva ad un contadino che girava per mercati, ai marinai, ai messi dei tribunali. Servizi postali irregolari, quindi, e certamente destinati ad un pubblico di vip (nobili e mercanti). Almeno fino al medioevo quando si consolida la figura del "corriere" che dotato di "scarsella" (la borsa chiusa nella quale venivano custodite le lettere) percorreva, prima a piedi poi anche a cavallo, le grandi distanze di quei tempi.
Da sempre, sono stati i potenti ad avere le esigenze comunicazionali più spiccate, come i Visconti e gli Sforza che per le loro imprese mercenarie e per comandare sui loro vasti domini, ebbero bisogno di creare una rete di comunicazione stabile e sicura. Nasce così la Posta Cavalli (già nel '300), un modello di collegamento basato sulla cosiddetta "cavalcata" in cui corrieri, staffette e postiglioni erano disseminati a distanze regolari sui percorsi da coprire a cavallo.

Nel Cinquecento il sistema postale evolve ulteriormente: nasce la Postalettere, una funzione che consentiva non soltanto la movimentazione geografica delle corrispondenze (da una parte all'altra di un territorio) ma anche la commercializzazione delle lettere, ovvero l'apertura dei servizi postali al pubblico, in senso moderno. Funzione che finì subito per ingolosire i governi, iniziando pian piano a trasformare le poste in un servizio privatistico che naturalmente diede spazio a più o meno elaborate forme di contrabbando postale ed elusione delle norme.

Uno dei "segni" caratteristici del servizio postale è senz'altro il timbro. Utilissimo, come sottolinea Fedele, anche in campi diversi dalla storia delle posta: per la Paleografia, ad esempio, è un importante rappresentazione della "città". I primi bolli postali potrebbero farsi risalire al Seicento e Settecento nell'alto Lazio ed in Umbria come segnalazione agli utenti finali, da parte degli uffici postali, che il postino era autorizzato ad incassare la relativa tassa. Fedele propone un approccio allo studio dei bolli basato sulla considerazione che essi nascono in Italia "nel solco di istanze nuove collegate alle riforme settecentesche". Segue una disamina dei bolli su lettera comparsi nei secoli passati, come identificativi di uffici postali o di servizi particolari.

Oltre a timbri e sigilli, sulle lettere antiche è fondamentale saper leggere altri "segni" in grado di fornire tantissime utile informazioni. Così, oltre ai segni di tassa (ovvero le tariffe che gli utenti dovevano pagare per il servizio ottenuto) è importante prestare attenzione ai "segni di lettera": gli stessi francobolli, le indicazioni manoscritte di mittenti e intermediari, ma anche tracce di sporco e piegature d'archivio, costituiscono una formidabile fonte di notizie sui sistemi di comunicazione antichi. Anche "il campo degli indirizzi, come esercizio di scrittura e lettura, è un tema trascurato". Un cultore attento, consiglia Fedele, "deve sempre far caso a com'è compilata questa sezione perchè da essa può ricavare elementi in ordine [...] ai modi di approcciarsi del destinatario".

Lentamente si arriva all'Ottocento in cui grandi e piccoli eventi modificano completamento il sistema delle comunicazioni postali: nasce la telegrafia (prima ottica e poi su filo), la telefonia e si diffonde l'uso del treno. Anche la maggior sicurezza nelle vie di navigazione consente persino di sfruttare postalmente una vita infinita come il mare. In Italia, nel XIX secolo, la rete postale si infittisce e si consolida come servizio realmente a disposizione del pubblico.

Con l'arrivo della Grande Riforma postale in Gran Bretagna, nel 1839, si ha il passaggio definitivo dalla prefilatelia alla storia postale: l'adozione di un modo nuovo per pagare anticipatamente le tasse fece subito presa sul pubblico per la sua praticità. Era nato il francobollo e con esso, in breve tempo, anche il suo collezionismo. La "filatelia", appunto!

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