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Prima del francobollo venne l'intero. Interitalia 2010, oltre il catalogo

E già, perchè l'intero postale ha il primato rispetto al francobollo: nella riforma postale britannica, le cosiddette "buste parlamentari" da 1 e 2 penny di Rowland Hill uscirono alcuni mesi prima del Penny Black. Questa è solo una delle tante notizie che si possono leggere nel nuovo Interitalia 2010, il manuale-catalogo specializzato degli interi postali dell'Area italiana edito da Laser Invest. Per conoscere più da vicino questa nuova edizione abbiamo rivolto alcune domande (e non solo sul catalogo!) a Franco Filanci, autore del volume insieme a Carlo Sopracordevole e Domenico Tagliente.

Prima del francobollo venne l'intero. Interitalia 2010, oltre il catalogo

Dopo il successo della prima edizione del 2008 (e le ottime critiche ricevute), Interitalia, il "manuale-catalogo specializzato degli interi postali dell'area italiana", curato a sei mani da Franco Filanci, Carlo Sopracordevole e Domenico Tagliente, ritorna con la seconda edizione 2011.

Pubblicato dalla mantovana Laser Invest, società d'aste filateliche e storico-postali tra le più attive sul mercato italiano, il nuovo catalogo, che prosegue il lavoro di un grande autore come Luigi Pertile, rappresenta forse uno dei migliori esempi di letteratura filatelica in grado di fondere insieme dati tecnici ed economici, come si conviene ad un catalogo, con una vera e propria "valanga" di notizie storico-postali che ne fanno appunto un "manuale" a disposizione non solo degli interofili ma di chiunque, semplice collezionista o studioso, si occupi di francobolli dell'area italiana.

Il volume, 392 pagine interamente a colori (prezzo di copertina 29,00€) riepiloga tutto ciò che rientra nella definizione di "intero postale": dai Fogli AQ della Repubblica Veneziana alle cartoline e biglietti postali in franchigia, dai vaglia ai buoni risposta internazionale di Italia, Vaticano, San Marino e SMOM. Contiene moltissime novità (se si pensa che l'interofilia sia un settore ancora non del tutto "esplorato" dai collezionisti e che può riservare continue sorprese) ma di certo risulta rimaneggiato sia nella graafica sia nei contenuti, aggiornati ed arricchiti di dati tecnici e storici in più punti.

Per conoscere più da vicino la vera anima (e pure il corpo) di Interitalia 2010 abbiamo rivolto alcune domande a Franco Filanci, torinese di nascita ma parmigiano da sempre, uno dei più poliedrici animatori della filatelia italiana, presidente dell'Accademia italiana di filatelia e storia postale nonchè autore di volumi, articoli e francobolli.

Anche se ammettiamo di esserci fatti prendere la mano: lo abbiamo condotto un pò fuori dal seminato, e così l'intervista si è trasformata più che altro in una chiacchierata a tutto tondo sulla filatelia italiana.

Incredibile ma vero, è il claim con il quale si apre la nuova edizione 2010 di Interitalia, il manuale-catalogo specializzato degli interi postali dell’Area Italiana che ha firmato insieme a Carlo Sopracordevole e Domenico Tagliente. Incredibile il fatto di aver ricevuto un ambìto riconoscimento da parte dell’americana UPSS per l’edizione 2008 oppure incredibile essere riusciti a mettere insieme in un unico volume specializzato una mole enorme di informazioni e dati degna più di un manuale di storia postale che di “soli” interi postali?

Incredibile il premio, con tanto di targa e di assegno, a cui non avremmo mai pensato, neppure lontanamente. E che ci ha fatto estremamente piacere, come autori e come collezionisti. Perché vuol dire che esistono anche esperti che sanno guardarsi intorno, e sono capaci di valutazioni in proprio. Quanto al catalogo in sé, per noi era solo una ulteriore edizione, anche se la prima a colori e impaginata su due colonne: gli stessi testi in inglese erano in parte preesistenti. Quanto alla “mole” di dati, che volete, io sono nato a Torino nell’isolato di fianco all’opera di Antonelli, non posso farne a meno. E sono convinto che gli interi, come i francobolli, sono i reperti numero 1 della storia postale. Visto poi che Carlo e Domenico sono della stessa idea, nessuna meraviglia che Interitalia sia molto più che un catalogo.
 
Sulla copertina dell’edizione 2008 si leggeva il sottotitolo “Il nuovo-nuovo Pertile”, un collegamento solo ideale con il famoso catalogo interofilo dato che le differenze con Interitalia sono tante e vistose. L’edizione 2010 sembra aver perso quel contatto con il passato, almeno in copertina. Possiamo dire che Interitalia è fatta grande e adesso può camminare da sola?

Quando comparve per la prima volta, oltre vent’anni fa, il Nuovo Pertile ebbe questo nome per non disperdere quanto fatto sino ad allora da Luigi Pertile, della cui opera erano stati acquisiti i diritti. Ma in realtà non era rimasto praticamente nulla del catalogo Pertile, né le lunghe descrizioni, superate dalla presenza delle illustrazioni, né la numerazione (decine di esemplari-tipo ridotte a sottotipi) e certe note. Il bello è che qualcuno se ne accorse solo varie edizioni più tardi; persino un collezionista-scrittore che stimavo attento alla letteratura filatelica e che aveva recensito ogni edizione, qui sta il bello! Come diceva Stanlio, ho guardato ma non ho visto. Comunque con l’edizione 2010 il richiamo è stato definitivamente cancellato, anche perché la scarsa memoria, divenuta una caratteristica della società del nuovo millennio, ha reso Luigi Pertile un illustre sconosciuto per molti, e di conseguenza quel sottotitolo era incomprensibile. E’ un oblio che mi dispiace molto, e non solo perché immagino che anche a noi capiterà lo stesso.
 
Il nuovo volume è lievitato di 24 pagine, sembrerebbe per un leggero restyling grafico e la modifica di alcuni contenuti (ad es. dimensioni e colori dei caratteri, riorganizzazione dei vari capitoli, evidenziazione con appositi pallini rossi degli aggiornamenti). Ma la sensazione è che ci sia qualcosa in più rispetto al precedente?  E’ vero?

Sarà perché a me le ripetizioni non piacciono, ma sin dall’inizio questo catalogo ha sempre aggiunto qualcosa a ogni nuova edizione. E il settore degli interi postali, così ampio e aperto, e soprattutto ancora alquanto inesplorato, si presta magnificamente. Le 24 pagine in più non sono tanto frutto di restyling – se si è dato più ”fiato” a certe pagine troppo compresse, sono stati anche aggiunti dei dati – quanto di aggiornamenti e ampliamenti. Compresa qualche innovazione come l’inserimento di alcuni francobolli, quelli il cui uso era strettamente legato a particolari interi (i segnatasse vaglia, ad esempio). E un intero nuovo capitolo, sugli interi usati nelle provincie austriache di lingua italiana che nel 1919 furono redente, come si diceva allora: ben 12 pagine in cui è trasmigrato il preesistente capitolo di “Italiana” dedicato agli interi austriaci con testi in italiano, completato dai tipi per l’estero o senza testi (come le buste postali e le fascette postali) o emessi nel 1915/18. Un inserimento doveroso per i molti collezionisti, specie veneti, che si ritrovano questi interi nelle loro collezioni di storia postale locale. Nella sezione “Italiana” sono rimasti gli interi con testi in italiano del Levante austriaco e del Regno di Ungheria, questi ultimi pochi e destinati a territori dalmati che sono stati italiani per meno di vent’anni. Da notare un’altra aggiunta proprio in questa sezione: ora insieme alla Valigia delle Indie, alla posta privata italiana in Marocco e agli interi australiani per i prigionieri di guerra figura anche un capitolo dedicato alla Repubblica Somala. I pallini rossi per segnalare cambi nella numerazione erano già presenti nell’edizione 2008.
 
Parliamo di prezzi. Quali sono i settori o i pezzi che hanno visto crescere le proprie valutazioni?

Io non mi occupo di prezzi, visto ci pensano da par loro Sopracordevole e, per le franchigie, Tagliente. Ciò che ho capito persino io è che, a differenza dei francobolli sovente oggetto di “mode” filateliche e di “giochetti” storico postali che ne fanno aumentare troppo la richiesta e le quotazioni con conseguenti stasi e discesa, gli interi hanno un mercato più pacato, caratterizzato da una domanda strettamente collezionistica. Per questo la richiesta si mantiene buona e piuttosto costante, senza le impennate – in qualche caso anche eccezionali – che hanno scosso il settore in anni passati. Comunque, anche in caso di eccessi, la scarsità di materiale in circolazione serve da compensazione. Senza contare la prudenza che ha sempre distinto le quotazioni del nostro catalogo: così se oggi i ritocchi in meno non superano la decina, quelli con il segno più sono infinitamente superiori di numero. Soprattutto sono quotazioni considerate attendibili da chi opera nel settore, e questo è ciò che conta.
 
Una decisione che potrebbe produrre obiezioni da parte di qualche interofilo è quella di aver inserito un capitoletto dal titolo sibillino: “Postatarget & Co.”. Le varie impronte “posta massiva”, “promo posta”, “posta target” sono considerate poco più che curiosi fronzoli grafici, anche se a ben vedere hanno un significato postale. In parole povere buste e cartoline su cui sono direttamente stampate non sono affatto “interi postali”. Eppure secondo la definizione FIP….

Questo capita quando le definizioni sono delle non-definizioni, fatte di elenchi di oggetti invece che di concetti, come quelle elaborate dalla Fip, dove evidentemente nessuno ha mai consultato un dizionario per imparare come si fa. Descrivendo gli interi come “oggetti postali che recano un francobollo o un simbolo o un’iscrizione a stampa ufficialmente autorizzati” vi finiscono incluse anche cartoline e buste con tali impronte, visto che sono le Poste ad autorizzarne la stampa da parte dell’utilizzatore. Invece la definizione dell’Unione Filatelisti Interofili, che specifica come l’intero sia una “carta-valore emessa da uno Stato o da un’Amministrazione postale”, esclude automaticamente questi oggetti, dato che non sono “valori” né tanto meno emessi dalle Poste. E abbiamo inserito il capitoletto proprio per questo: per essere chiari ed evitare ambiguità. Anche se poi, come cultori di storia postale (quella vera), consigliamo di metterne qualche esempio in collezione.

 
Esistono ancora aree “inesplorate” dell’interofilia italiana? Potremmo attenderci nuovi interessanti capitoli nella prossima edizione?

E chi lo sa? Ad ogni edizione siamo convinti di aver messo tutto e anche di più. Invece poi si scopre qualcosa di nuovo. Accade persino con i francobolli, se soltanto si esce dai soliti schemi filatelici, figurarsi con un settore così a lungo trascurato! Ma il bello del collezionismo sta proprio in questo, no?

 
La produzione di interi postali da parte dei paesi dell’Area Italiana è ormai ridotta all’osso: forse riescono a fare di più e meglio piccole realtà come San Marino e Vaticano. Da parte sua l’Italia sembra che guardi con disinteresse a questo tipo di oggetto postale. Forse perché anche il fratello maggiore “francobollo” sembra essersi ridotto sempre più a oggetto per soli collezionisti. In questo contesto l’interofilia è, oggi, un’isola felice? O resta  una forma di collezionismo elitaria e poco attraente per le nuove generazioni?

In Italia non si è mai fatta alcuna politica filatelica, anche se talvolta si usa tale termine, al pari di marketing, target e altri vocaboli tecnici che in realtà appaiono totalmente sconosciuti in ambiente postale. Ed è di questa lacuna che dovremmo lamentarci, più che dei risultati negativi che ne derivano. Da noi non esistono strategie a lungo termine neppure per il servizio postale, figurarsi per il francobollo – giudicato un giocarello per vecchietti o al massimo per accontentare qualche onorevole – e per l’intero postale… intero che? Vagli a raccontare che in Francia, per rilanciare il mezzo postale, hanno inventato il pret-à-poster, ovvero bellissime buste illustrate e preaffrancate e ogni volta diverse, fatte per attrarre un pubblico giovane e aziende che mirano a questo target. Noi dobbiamo accontentarci di quel che passa il convento, e forse persino ringraziare che gli interi siano pochi, almeno dall’Italia. Quanto all’interofilia, penso che certe definizioni aprioristiche siano distorcenti. E’ un settore tra i più classici, questo sì,visto che gli interi hanno anticipato il francobollo e che fino ai primi del Novecento i collezionisti li hanno apprezzati quanto il francobollo. Ed è un settore che unisce al fascino del francobollo (l’impronta) quello della storia postale e della comunicazione, attraverso il supporto che è sovente pieno di dati supplementari e, se usato, di un messaggio anch’esso ricco di suggestioni. Soprattutto è un settore impegnativo, visto che gli interi non si trovano in tutti i negozi di filatelia e scarseggiano persino nelle aste: roba da persone decise, originali, appassionate fino ai denti. In una parola motivate e intelligenti, che detestano le collezioni usa-e-getta. Anche questa è una garanzia di stabilità del settore, dopotutto.

 
Il francobollo che attira l’attenzione dei collezionisti sembra che sia rimasto quello più antico: raro e costoso, quasi un pezzo d’antiquariato,solo per portafogli ben forniti. E allora ecco una domanda alla quale non può sottrarsi: qual è la sua percezione della filatelia italiana attuale e futura?

Non direi che l’interesse va solo ai classici, quanto piuttosto ai francobolli e agli interi che hanno una storia dietro le spalle, poco importa che sia il Risorgimento o la Seconda guerra mondiale, la mancata emissione per la caduta del fascismo o la forzata emissione per compiacere un politico. Oggi molti parlano di crisi della filatelia, ma in realtà si tratta di crisi delle nuove emissioni, troppe e troppo lontane dalla mentalità di oggi oltre che praticamente sconosciute al largo pubblico, che non ha più occasione di vederle. La quale si aggiunge alla crescente frammentazione e specializzazione delle collezioni, per Stato e per periodo, conseguente all’impressionante numero di carte-valori emesse nel mondo: fino agli anni ’60 era normale collezionare tutta l’Italia e magari le colonie o qualche altro paese, oggi per i più è improponibile. Certo, tutto ciò influisce sul mondo della filatelia, specie in un momento come questo in cui cambiano pure i metodi per ottenere informazioni e scambiarsi opinioni (internet) e per rifornirsi di materiale (le aste per corrispondenza e online rendono sempre più inutili i convegni). Ma il logico ridimensionamento dovuto al disinteresse per le novità non potrà che rafforzare l’appeal culturale di un collezionismo che ha solide ed esclusive radici nella storia, nell’arte, nel costume, nella vita quotidiana raccontata dai vecchi carteggi, inclusi i nostri se non siamo più giovincelli. Sostituendo magari il piattume delle novità con qualche appassionante ricerca proprio sui postatarget e altri insoliti sistemi di affrancatura, o sulle novità che altre poste introdurranno pure da noi.
 
Infine, una considerazione sui cataloghi. Interitalia sembra avere una cadenza triennale. Un periodo di tempo più che ragionevole tra un’edizione e la successiva: in tre anni oltre a mettere mano alle valutazioni, ci sono sicuramente correzioni e piccoli miglioramenti da fare. Diverso è per i cataloghi di francobolli. Ha ancora senso pubblicarne di nuovi ogni anno?

Io sono del parere che sì, il catalogo di francobolli deve mantenere la sua cadenza annuale, se non altro per evitare che gli operatori del settore debbano lavorare con volumi scardinati dall’uso e più o meno pieni di correzioni ai prezzi. Tra l’altro non dobbiamo dimenticare che la filatelia resta la forma di collezionismo più diffusa al mondo, e da più di un secolo i cataloghi ne sono la dimostrazione oggettiva proprio con il loro numero e la loro frequenza. E sono anche un ottimo mezzo per radicare la passione filatelica, se redatti in modo intelligente: non tanto come listini legati a interessi puramente commerciali, ma piuttosto come manuali, e soprattutto se danno un’idea positiva, divertente e intelligente del francobollo e del suo collezionismo. Ovvero non scendendo in virtuosistiche e spesso incomprensibili specializzazioni sulla qualità e la rarità, che fanno godere alcuni clienti e allontanano un sacco di potenziali collezionisti, ma favorendo la lettura, la comprensione e la trasparenza. E’ quello che stiamo tentando con Interitalia. E tentar non nuoce; anzi, porta premi transoceanici.

PS: un grazie di cuore a Franco per la sempre cortese e amichevole disponibilità.

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