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Sabato, 18 Maggio 2024
 
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ISSP: mancano 55.000 euro. Rischio chiusura?

A dichiararlo è il direttore Andrea Giuntini, che quantifica in poco più di 50mila euro le necessità finanziarie per la sopravvivenza dell'Istituto di Studi Storici Postali che attualmente conserva l'importantissimo archivio della posta militare italiana. Secondo Giuntini le esigenze dell'ISSP sono del tutto inascoltate sia da parte dello Stato sia di Banche ed Enti Locali.

ISSP: mancano 55.000 euro. Rischio chiusura?

In una Italia piuttosto "sciupona", che "spreca" e "dissipa" molte risorse, è una di quelle notizie che non avremmo mai voluto dare.
Soprattutto perchè per mantenere aperta la struttura - che opera nel capoluogo toscano dal 1982 e che svolge una benemerita attività di divulgazione e conservazione di materiale e documentazione storico-postale di grande rilevanza - basterebbero solo 55.000 euro. Cifra che nel 2010 il Ministero per i beni e le attività culturali da una parte (lo stesso che ha riconosciuto con un Decreto della Direzione Regionale della Toscana dello scorso gennaio, la qualifica "di interesse storico particolarmente importante" all'archivio della posta militare italiana conservato dallo stesso Istituto) e quello dell’Istruzione, dell’università e della ricerca dall’altra hanno fatto mancare per via dei tagli generalizzati ai contributi.

"Una scelta", come ha spiegato il direttore dell’Issp, Andrea Giuntini, "che ci penalizza in maniera drammatica. Stiamo combattendo giorno per giorno, ma non si trovano soluzioni realistiche. E anche le realtà cittadine, prima di tutto Comune, Provincia e Fondazione Cassa di risparmio, si negano. Siamo coscienti che il periodo non è fra i più sereni dal punto di vista economico, ma il loro disinteresse colpisce".
"Sapendo, soprattutto, che in base allo statuto, se l’Istituto dovesse chiudere, sarà obbligato a cedere il patrimonio librario (oltre 28mila tra volumi ed articoli, 1.179 testate specialistiche...) al sistema bibliotecario provinciale, ed i costi per la conservazione a carico di quest’ultimo certamente sarebbero maggiori di quelli attuali".

Il rischio maggiore naturalmente è quello che corre l'archivio della posta militare, 60 metri di faldoni e oltre "400mila documenti unici, risalenti al periodo 1908-1950, in grado di testimoniare l’organizzazione e il lavoro quotidiano della struttura al servizio dei soldati al fronte lungo la Prima e la Seconda guerra mondiale, ma anche durante le restanti campagne belliche". Dopo l’ultimo conflitto, il complesso documentale passò all'allora Ministero delle Poste e delle telecomunicazioni e da questo affidato nel 1982 all'ISSP.

"Se da una parte tale scelta ci riempie di orgoglio, perché abbiamo contribuito a salvaguardare un fondo importante, dall’altra pone un ulteriore quesito, quello del suo futuro, nel momento in cui l’Istituto dovesse chiudere", ammette con rammarico il direttore Giuntini.

L'Istituto di Prato, tra l'altro, svolge una importante attività editoriale e divulgativa attraverso ricerche archivistiche e bibliografiche, l’organizzazione di convegni ed incontri con studiosi ed accademici, gli annuali seminari su "Scrittura e comunicazione" (che fanno seguito agli otto moduli dedicati a "Posta e paleografia", organizzati tra il 1983 ed il 1993), i corsi di specializzazione, la pubblicazione dei “Quaderni di storia postale” e della rivista semestrale "Archivio per la storia postale - comunicazioni e società".

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