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Domenica, 19 Maggio 2024
 
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Cronache di Posta

Cent'anni fa il disastro minerario di Monongah

Nel disastro minerario di Monongah, piccolo centro minerario tra i monti del West Virginia, il 6 dicembre 1907 trovarono la morte 361 uomini, di cui 171 emigrati italiani, sepolti vivi dal crollo improvviso della miniera di carbone nella quale stavano lavorando. A distanza di cento anni, due annulli speciali ricordano le vittime innocenti di una delle pagine più dolorose dell'emigrazione italiana oltre oceano. Ma il nome Monongah, ormai tristemente famoso, compare anche su un bollo postale utilizzato in Molise l'11 settembre scorso, bollo di cui si conoscono due versioni…

Cent'anni fa il disastro minerario di Monongah
Erano le 10,20 di venerdì 6 dicembre 1907 quando a Monongah, una piccola cittadina tra i monti del West Virginia, si verificò il più grande disastro minerario nella storia degli Stati Uniti d'America. Disastro che, purtroppo, rappresenta anche la più grande sciagura mineraria italiana.

Accadde tutto in un attimo: due violente esplosioni si propagarono improvvisamente dalle miniere n. 6 e n. 8, seminando morte e distruzione. Le deflagrazioni, furono talmente potenti da essere avvertite ad oltre 10 chilometri di distanza, causando ingenti danni anche alle infrastrutture viarie ed alle abitazioni della zona.

Per i minatori non vi fu scampo. Chi non morì schiacciato dal crollo delle pareti o carbonizzato dalle fiamme e dall'enorme ondata di calore sprigionata dall'esplosione non riuscì comunque a mettersi in salvo. L'entrata principale era rimasta difatti ostruita dai macchinari e dalle travi letteralmente volati via in seguito allo scoppio, ed i pochi condotti non collassati erano saturi di un'aria altamente tossica, frammista a polveri di carbone. Un'atmosfera micidiale, che portò alla morte persino alcuni componenti delle prime squadre di soccorso. L'enorme ventilatore della miniera n. 8 era difatti andato distrutto, e solo in un secondo momento si riuscì a metterne in funzione uno più piccolo, per facilitare i vani tentativi di cercare i superstiti. Fonti dell'epoca, difatti, riferiscono di un solo minatore estratto vivo, mentre solo in quattro erano riusciti ad emergere in superficie appena dopo la deflagrazione.

A distanza di cent'anni rimangono ancora ignote le cause della tragedia. L'inchiesta ufficiale, difatti, concluse che l'esplosione fu causata da una fuoriuscita di gas nella miniera n. 8, ma nessuno fu mai in grado di appurarne i motivi, né il perché fu innescata la deflagrazione. Ignoto anche il bilancio totale delle vittime, che secondo le stime ufficiali ammonterebbe a 361, di cui 171 italiani; cifre ben al di sotto del reale numero di morti, che potrebbe sfiorare quota 1000.

I nomi di gran parte di quanti persero la vita nel sottosuolo di Monongah, difatti, sono rimasti ignoti, in quanto non registrati negli elenchi ufficiali della Fairmont Coal Company, la ditta proprietaria degli impianti. La spiegazione di ciò è semplice: all'epoca, difatti, nelle miniere degli Stati Uniti era in uso il cosiddetto "buddy system", in base al quale la paga non era legata alle ore di lavoro bensì alla quantità di carbone portata in superficie. I minatori potevano dunque avvalersi dell'aiuto di più persone, per lo più parenti e amici, spesso bambini, con i quali poi dividevano la paga. Se si considera che ciascun minatore poteva portare in miniera anche tre persone contemporaneamente, è facile comprendere come il numero di vittime accertato mediante gli elenchi ufficiali sia ben al di sotto di quello reale!

Monongah, dunque, è sì la peggior sciagura mineraria di tutti i tempi per gli Stati Uniti d'America, ma lo è anche per il nostro Paese. Pur volendoci attenere ai dati ufficiali, le 171 vittime italiane di Monongah superano di gran lunga anche i 136 nostri connazionali periti nel più noto disastro di Marcinelle. Una pagina tra le più dolorose dell'emigrazione italiana oltre oceano, dimenticata per troppi anni e destinata a cadere definitivamente nell'oblio se non fosse stata recentemente riportata alla luce da alcuni ricercatori italo-americani.

Le vittime italiane provenivano da diverse regioni, anche se le più colpite dal tragico bilancio furono Abruzzo, Calabria e Molise. E fu proprio il Molise, con ben 87 morti, a pagare il tributo più alto. "A distanza di cento anni è nostro compito non far perdere nell'oblio del tempo il sacrificio di quelle 170 vittime". Queste le parole che il sen. Michele Iorio, presidente della piccola regione adriatica, ha pronunciato in un recente incontro sul tema.

Ecco, dunque, tutta una serie di iniziative per ricordare, in quest'anno del centenario, quelle vittime innocenti che lasciarono l'Italia con nel cuore il sogno di un avvenire migliore, ma che trovarono la morte sepolte dal crollo improvviso di una miniera di carbone, lontane dai propri affetti e dalla propria Terra.

A ricordare quella immane tragedia anche due annulli speciali, utilizzati quest'oggi in Calabria e in Molise. Il primo, utilizzato a San Giovanni in Fiore, in provincia di Cosenza, raffigura un disegno simboleggiante le radici con la terra d'origine di quanti lasciarono il paese natio per le lontane Americhe. Il secondo, utilizzato ad Isernia su richiesta della Presidenza della Giunta Regionale del Molise, elenca i nomi dei sette comuni di provenienza delle vittime molisane, affiancati dallo stemma regionale e dall'immagine della campana commemorativa del centenario, realizzata dalla Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone. La campana sarà posizionata quest'oggi stesso a Monongah, dono del Molise a ricordo di tutte le vittime della tragedia.

Ma quelli di oggi non sono gli unici bolli postali legati al disastro di Monongah. Già lo scorso 11 settembre, difatti, un annullo speciale è stato utilizzato a Macchiagodena, in provincia di Isernia, in occasione del convegno "Da Monongah all'11 settembre", organizzato nell'ambito della Giornata dell'Emigrazione. Dell'annullo, in realtà, se ne conoscono due versione. Il piastrino originario, difatti, reca il CAP errato 89096 anziché 86096. Tale bollo è stato regolarmente utilizzato sin quando a Roma ci si è accorti dell'errore, ordinando la chiusura anticipata del servizio temporaneo ed il blocco delle timbrature. A parte le poche cartoline bollate e l'esiguo numero di lettere e raccomandate accettate, il grosso della timbratura è stato effettuato utilizzando un bollo corretto, fatto pervenire dalla Divisione Filatelia in sostituzione di quello errato, immediatamente ritirato.


Il bollo con il CAP errato e quello corretto utilizzato
per la bollatura delle commissioni filateliche


Le commissioni per la bollatura con gli annulli speciali del 6 dicembre possono essere inviate, rispettivamente, al Servizio Commerciale / Filatelia della Filiale di Cosenza, Via Veneto n. 4, 87100 Cosenza, ed al Servizio Commerciale / Filatelia della Filiale di Isernia, Via XXIV maggio n. 243, 86170 Isernia, entro 60 giorni lavorativi da oggi, inviando (nel caso di oggetti da bollare privi dell'indicazione del destinatario) una busta affrancata ed indirizzata per la restituzione.


La cartolina realizzata dalla Regione Molise a ricordo del disastro di Monangah
con l'annullo speciale di Isernia del 6 dicembre

Link:
Il disastro minerario di Monongah (da: Wikipedia, in inglese)

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