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Standard&Poor's: i vantaggi di Poste Italiane in vista delle liberalizzazioni

E' uscito qualche giorno fa, passando piuttosto sottosilenzio, un interessante e corposo rapporto della principale società di analisi e rating mondiale. Secondo Standard&Poor's, i leader europei nel settore postale sono quattro: la tedesca Deutsche Post, l'olandese TNT, la francese La Poste e il Gruppo Poste Italiane. Non sorprende che l'azienda di Massimo Sarmi sia nel gruppetto di testa dei runner che si avvicinano all'ormai immenente caduta dei monopoli postali del 31 dicembre 2010: secondo gli analisti di S&P's, tra i vantaggi competitivi di cui Poste Italiane può vantarsi, e che le ha meritato un rating A stabile, c'è innanzitutto la diversificazione in attività non postali e naturalmente la "copertura" dello stato.

Standard&Poor's: i vantaggi di Poste Italiane in vista delle liberalizzazioni

Sembra che nessuno (compresi i diretti interessati) se ne sia accorto. Ma qualche giorno fa, esattamente il 27 febbraio, la famosa agenzia di rating Standard & Poor's, gioia e dolore di aziende e stati di tutto il mondo, ha pubblicato un interessante analisi sul mercato dei servizi postali in Europa alla vigilia della completa liberalizzazione, fissata dal Parlamento Europeo per il 1° Gennaio 2011.

Il rapporto si intitola "Snail-Mail Opening Of EU Postal Markets Keeps Rated Players Delivering" (ovvero "L'apertura a passo di lumaca dei mercati postali europei ...") e contiene un dettagliato resoconto su stabilità finanziaria e capacità di generare profitti dei quattro principali operatori postali europei, ovvero Deutsche Post AG, TNT NV, La Poste e Gruppo Poste Italiane (con rating, rispettivamente, di A-/Negativo, BBB+/Stabile, AA-/Stabile e A/Stabile). Proprio così, la nostra compagnia postale guidata dall'AD Massimo Sarmi, rientra nel gruppetto dei leader europei nella fornitura di servizi postali e affini.

L'imminente abbattimento delle ultime barriere protettive (la famosa Area di Riserva che attualmente riguarda l'invio di corrispondenze sotto i 50gr di peso e che rappresenta i tre quarti del mercato complessivo delle lettere) che darà forma e sostanza ad un mercato postale completamente liberalizzato in Europa, secondo gli analisti di S&P's aumenterà la pressione competitiva sulle quattro società postali e, d'altro canto, il lento processo di liberalizzazione dei mercati offre loro un enorme vantaggio competitivo sui nuovi arrivati e la possibilità di riposizionarsi in segmenti più redditizi del mercato postale e di espandersi in attività non prettamente postali come il corriere espresso, la logistica e i servizi finanziari.

A trarre indubbi vantaggi da questa "lentezza" è stata l'olandede TNT e la tedesca Deutsche Post, mentre La Poste francese, ancora totalmente nelle mani dello stato, potrà godere di qualche anno ancora per snellire e modernizzare la propria infrastruttura postale e, magari, finanziare parte della sua costosa rete aumentando l'offerta nei servizi bancari. E Poste Italiane? Sebbene non ancora privatizzata, si legge nel rapporto, "potrebbe trovarsi in una ottima posizione per via dei suoi servizi finanziari che contribuiscono per il 67% al totale delle vendite, contro un mero 22% de La Poste".

In altri termini il gruppo postale italiano dovrebbe essere in grado di affrontare la sfida delle liberalizzazioni con una relativa tranquillità proprio grazie alla diversificazione dell'offerta e alla stabilità finanziaria garantita dalla preponderante offerta nel mercato bancario e assicurativo. I servizi postali tradizionali (compreso il corriere espresso e la logistica) in Poste Italiane, infatti, rappresentano "solo" il 31% del totale degli introiti (dati riferiti al 2007), contro il 100% per TNT, il 78% per La Poste e il 82% per Deutsche Post.

A differenza di Deutsche Post (solo parzialmente nelle mani statali) e TNT (completamente privataizzata), sia La Poste che Poste Italiane sono pubbliche al 100% e godono del fondamentale supporto finanziario dei rispettivi governi. Per l'operatore francese, tuttavia, il rating è stato rivisto al ribasso sia perchè ci si attende nel medio periodo che rimanga nelle mani dello stato sia perchè non ha intenzione di fare acquisizioni all'estero e non sembra aver voglia di distogliere l'attenzione da quello che è il suo core business, la posta! Il rating di Poste Italiane, al contrario, ha beneficiato lo scorso anno di un aumento del 100%, passando da un A- ad un A con trend definito stabile (proveniva però da due riduzioni in cinque anni collegate al declassamento dell'Italia nel suo complesso), dovuto 1) all'adozione da parte di Standard&Poor's di un nuovo approccio di analisi di tipo "bottom-up" in cui viene tenuto in forte considerazione il rating dei crediti aziendali e 2) alla previsione che, non solo il supporto economico del governo italiano continuerà ad essere centrale, ma che Poste Italiane rappresenta oggi il più importante "datore di lavoro" con una valenza sociale enorme. Inoltre, il supporto dello stato, permette sia agli italiani che ai francesi di mantenere reti postali molto vaste, aumentandone di conseguenza l'importanza a livello politico.

Per Deutsche Post e TNT la situazione è paradossalmente diversa: entrambe hanno subito cali di rating negli ultimi anni dovuti al fatto che per valutare i loro profili di rischio si tiene conto soltanto delle forze finanziarie e industriali di cui sono capaci, dato che che c'è alcun intervento statale.
TNT in particolare, ha il rating peggiore tra le quattro aziende postali leader, dovuto essenzialmente ad una politica aggressiva condotta negli ultimi anni basata su sostanziosi riacquisti di azioni proprie (i cosiddetti "share buybacks").

Dal gruppetto di testa sembra per il momento esclusa Royal Mail, che pur detenendo una quota di mercato del 18% (contro il 22% di DP, 19% de La Poste, e il 7% di Poste Italiane e TNT), resta ancora saldamente nelle mani dello stato. Pur operando in un mercato già completamente liberalizzato dal 2006, le poste britanniche, infatti, non sono state in grado di mantenere la competitività rispetto ai nuovi player, riducendo enormemente sia i volumi di posta trattati che la qualità del servizio. Il tutto peggiorato dall'obbligo di svolgere un Servizio Universale in cui i prezzi sono fissati dallo Stato, al contrario dei concorrenti che, invece, si sono ritagliati spazi di mercato più remunerativi. Per Royal Mail gli analisti S&P's valutano positivamente una ridefinizione del servizio universale e del suo finanziamento, per es. chiedendo ai concorrenti di contribuire in modo sostanziale.

Va ricordato, infatti, che la nuova Direttiva Postale europea entrata in vigore con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea del 27 febbraio scorso, prevede l'obbligatorietà del servizio universale a tutti gli stati membri, ma non definisce in modo rigido come tale servizio debba essere remunerato, proponendo soltanto alcune forme di base come i sussidi diretti o l'istituzione di fondi di compensazione cui sono chiamati a contribuire tutti gli altri operatori privati. In Italia, sottolinea il rapporto S&Ps, c'è un sistema molto simile al quale tuttavia contribuisce direttamente anche lo Stato attraverso un Contratto di Programma che rappresenta circa il 35% degli introiti complessivi di Poste.

Tutte le società a partire dal 2011 dovrebbero, quindi, realizzare acquisizioni di attività non strettamente collegate ai servizi postali. Proprio come ha fatto Poste Italiane con l'ingresso nei settori bancario, assicurativo e della telefonia mobile, e che secondo gli analisti di S&P's, continueranno in futuro.

Il rapporto si conclude con un quesito: le liberalizzazioni influenzeranno il rating di questi operatori postali? La risposta, fanno sapere gli analisti, non può dipendere solo dalla liberalizzazione del mercato. Deutsche Post e TNT, per esempio, continueranno ad essere i migliori giocatori sul mercato prettamente postale anche se potrebbero subire un calo di rating qualora adottassero politiche finanziarie aggressive e acquisizioni nei settori dell'express e della logistica che tipicamente richiedono forti spese. Per La Poste la lentezza del processo di liberalizzazione permetterà un aumento di redditività: gli analisti non si attendono incrementi nel finanziamento da parte dello stato e neppure un deterioramento della stabilità finanziaria almeno fino al 2011.
Analisi simile per Poste Italiane, la quale, secondo S&P's dovrebbe andare ancora più "sul sicuro" e risentire meno delle altre società della caduta dei monopoli, proprio perchè una parte importante delle sue attività non è nei servizi postali.

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