ATTENZIONE!!! Philweb si è trasformato.
Dal 24 settembre è diventato un blog. Clicca qui e corri subito a vederlo!

Philweb.it - Home
Main Navigation
Domenica, 19 Maggio 2024
 
Ultime notizie

BreviNews

Normativa e Mercati

Poste Italiane: risanamento del bilancio. Uno studio dell'Istituto Bruno Leoni

Secondo un Focus dell'Istituto Bruno Leoni, centro studi con base a Torino che si occupa di economia e libero mercato, il risanamento del bilancio di Poste Italiane è stato possibile solo grazie ad una forte espansione dei ricavi. Ricavi che, a loro volta, hanno beneficiato degli aumenti tariffari degli ultimi anni.

Poste Italiane: risanamento del bilancio. Uno studio dell'Istituto Bruno Leoni
Il deficit di Poste Italiane è stato ripianato dai contribuenti. E' questa la sintetica conclusione di uno studio condotto da Ugo Arrigo, professore di Finanza Pubblica all'Università milanese della Bicocca, per conto dell'Istituto Bruno Leoni, un centro studi sorto a Torino nel 2003 per promuovere la cultura del libero mercato.

Arrigo, nel Focus pubblicato il 31 agosto scorso dal titolo "Come è stato risanato il bilancio di Poste Italiane", ha analizzato e confrontato i dati di bilancio del Gruppo Poste nel periodo 1998-2006, ovvero a partire dalla trasformazione dell'Ente Poste in società per azioni, sino allo scorso anno, quando Poste Italiane ha raggiunto il risanamento del bilancio, periodo in cui si è passati da 1,3 miliardi di euro di perdite ad un utile netto di 483 milioni di euro.

Uno dei dati più significativi che ha contribuito al ristabilimento della situazione economica è quello relativo al personale: vi è stata, infatti, una forte contrazione dei dipendenti che sono passati da quasi 187.000 unità a 153.000 nel 2004, con una leggera inversione di tendenza nel 2006 (con 155.600 unità).
Una riduzione, quindi, del 16,6% alla qual, tuttavia, è corrisposto un miglioramento negli indicatori relativi relativi al l'impiego del fattore lavoro: negli otto anni considerati, se da una parte è aumentato il costo pro capite del personale (da 29 a 34,5 mila euro), dall'altro è quasi raddoppiato il valore della produzione per addetto (da 32 a 62 milla euro) e il valore aggiunto per addetto (da 26 a 49 mila euro). Il risultato è un'incidenza del costo del lavoro sul fatturato allineato a quello delle migliori aziende postali europee.

Ma l'inversione di tendenza nei dati economici di Poste è dipesa principalmente dall'aumento dei ricavi: nel periodo 1998 - 2006, entrambi i settori caratteristici della società di Massimo Sarmi, ovvero il recapito della posta e i servizi bancari (BancoPosta) hanno goduto di consistenti ricavi.
In dettaglio, i ricavi del BancoPosta sono più che raddoppiati (un balzo positivo del 105%, pari al +76% al netto dell'inflazione nel periodo), come pure sono aumentati - ma in misura inferiore - i ricavi del settore recapito (del 31%, ovvero +13% al netto dell'inflazione).

Su entrambi gli aumenti si fa sentire la mano dello Stato poichè sono in buona parte derivanti da committenti del settore pubblico. Nel recapito della corrispondenza, in particolare, si registra l'aumento più forte (+92,5%, pari cioè a 703,4 milioni di euro nel 2006) corrispondente all'insieme di contributi a fondo perduto per il mantenimento del Servizio Universale, agevolazioni per l'editoria e le organizzazioni non profit, e tariffe ridotte per i candidati alle elezioni.

Non c'è dubbio, secondo l'analisi di Arrigo, che il risanamento di Poste è stato realizzato innanzitutto con un forte incremento dei ricavi aziendali e da una contestuale stabilizzazione dei costi di produzione (in particolare quelli per le risorse umane). Ma tale incremento ha interessato principalmente il bancoposta e solo in misura inferiore il recapito postale (quello che dovrebbe essere il focus business di Poste), attraverso servizi che si sono rivolti più al settore pubblico che a quello privato.
Non solo: l'incremento dei ricavi nel periodo considerato è stato ottenuto in buona parte attraverso aumenti di tariffe e commissioni e solo in piccola parte da una crescita dei volumi dei servizi erogati (crescita tra l'altro limitata soltanto al settore bancoposta e non al recapito, dato che dal 1998 al 2006 è stato lavorato il 2,7% di pezzi in meno).

Una situazione, conclude Arrigo, in cui i dati - pur estremanente positivi - ottenuti da Poste Italiane, mascherano in realtà un'assenza totale di concorrenza nel settore postale ed anzi un intervento protettivo dello Stato.

Il Focus integrale di Ugo Arrigo si può leggere sul sito dell'Istituto Bruni Leoni.

Vedi anche:
Parlamento UE: mercati postali liberi dal 1° gennaio 2011

I vostri commenti

Questo articolo non ha commenti.