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Lunedì, 20 Maggio 2024
 
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Fitch: stabile il rating di Poste Italiane

Fitch conferma la stabilità finanziaria di Poste Italiane, attribuendo al Gruppo guidato da Massimo Sarmi un soddisfacente A+. Il rating, giudicato stabile dalla società d'analisi, deriva essenzialmente dal fatto che Poste è strettamente collegata con le sorti economiche e finanziarie dello stato italiano e per essere uno dei più importanti datori di lavoro.

Fitch: stabile il rating di Poste Italiane

Dopo il report di Standard & Poor's dello scorso 27 febbraio che evidenzia una sostanziale stabilità nel rating dell'azienda guidata dall'AD Massimo Sarmi, per Poste Italiane giunge un ulteriore conferma dell'affidabilità finanziaria. Tocca alla Fitch, società di rating internazionale, attribuire un buon A+ all'operatore postale pubblico italiano, in uno dei consueti aggiornamenti periodici.

L'outlook (ovvero, la previsione per il futuro) rimane stabile, quindi, con un indice Issuer Default rating-IDR nel breve periodo pari a F1.

Secondo Fitch, questo rating dipende fondamentalmente dal cordone ombelicale molto stretto con lo stato italiano (che ha un indice AA-) il quale detiene ben l'89,5% dell'azienda. Ma vengono individuati anche altri fattori determinanti come l'importante ruolo che Poste ha nel settore dei fondi pubblici, le relazioni contrattuali con lo Stato definite all'interno di un Contratto di Programma non ancora sottoscritto dalle parti e naturalmente il fatto che Poste Italiane non solo è il più grande datore di lavoro italiano ma anche la società con una rete distributiva di prodotti e servizi molto estesa in tutto il paese, con ben 14.000 uffici postali.

Per tutti questi motivi il rating di Poste è strettamento correlato a quello dell'Italia, dal quale però ne trae forti limitazioni.

Secondo Fitch, inoltre, il core-business di Poste Italiane, cioè i servizi postali, resta un settore in perdita (nonostante si sia passati dai -227 milioni del 2005 ai -4 milioni del 2006) che viene costantemente bilanciato dai profitti derivanti dalle attività finanziarie del Gruppo. Nessun cenno, infine, alle liberalizzazioni e agli effetti che potrebbero avere sul futuro di Poste Italiane.

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