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Lunedì, 20 Maggio 2024
 
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Conti a posto. Ma Poste è al bivio: banca o recapito?

Il quesito se lo pone Orazio Carabini su Il Sole 24 Ore di oggi in un articolo alla vigilia delle prossime nomine al CDA di Poste Italiane: il prossimo 28 maggio l'assemblea degli azionisti, infatti, rinnoverà il consiglio d'amministrazione e per Massimo Sarmi potrebbe aprirsi un terzo mandato alla testa del principale operatore postale italiano (con il 97% del mercato interno della corrispondenza). Oppure no. Tutto dipenderà da una serie di fattori concomitanti (politica, sindacati, lavoratori) sui quali peseranno naturalmente anche le preferenze del futuro governo. Intanto, se da una parte i conti di Poste sono tutti in netto positivo, vi sono ritardi nella logisitica e di conseguenza la qualità del recapito arranca.

Conti a posto. Ma Poste è al bivio: banca o recapito?

"Le Poste al bivio tra banca e recapito", titola ad 8 colonne Il Sole 24 Ore in edicola oggi. Un articolo di Orazio Carabini con il quale il quotidiano economico diretto da Ferruccio De Bortoli conclude una serie di articoli dedicati alle imminenti nomine dei vertici nelle aziende a partecipazione statale. Insieme ad Enel, Eni e Terna, Poste Italiane è tra le principali società pubbliche all'esame di numerosi osservatori parecchio interessati al suo futuro, dalla politica ai sindacati, ai suoi stessi dipendenti.

L'analisi, a tutta pagina, della situazione economica e industriale di Poste Italiane trae spunto da una provocatoria affermazione di Ugo Arrigo, docente di Economia Pubblica all'Università milanese della Bicocca: per Poste "il recapito è come la Malpensa per l'Alitalia". In altre parole, fiori all'occhiello del nostro operatore postale pubblico sono i servizi finanziari (BancoPosta in testa) e quelli collegati all'innovazione e all'informatica. Di contro il tallone d'achille è proprio il settore del recapito, quello che invece, dovrebbe essere il vero core business.

E con la liberalizzazione dei mercati postali alle porte (fissata al 1° gennaio 2011) Poste perderà tutta quella barriera protettiva di leggi e regolamenti che la rendono attualmente titolare del 97% del mercato delle corrispondenze in Italia. Appuntamento, quindi, al 2011, ma anche al prossimo 28 maggio quando l'assemblea dei soci varerà il nuovo Consiglio d'Amministrazione dal quale uscirà pure il successore di Massimo Sarmi alla guida della società.

"Il 2007 è un anno da incorniciare", scrive Carabini, con allusione ai conti tutti in positivo di Poste Italiane: dal risultato netto che segna il record storico di 844 milioni di euro (ovvero +24,9% rispetto al 2006), all'EBIT cresciuto del 19,2% arrivando a 1771 milioni di euro. Sei anni (dal 2002, anno del primo mandato Sarmi, al 2007) di crescita continua che hanno permesso di assorbire i quasi 18.000 dipendenti assunti in passato con contratti temporanei e reintegrati per imposizione del Tribunale del lavoro: "nessun'altra impresa sarebbe in grado di aumentare il numero dei dipendenti del 12% senza battere ciglio", ammette Carabini. Un'affermazione effettivamente non contestabile sulla quale ha inciso (con i suoi utili a 2 cifre) il carattere "bancario" impresso a Poste Italiane dall'AD Sarmi.

Ma Poste "è debole nella logistica. E quindi nei servizi postali". E' proprio su questo frangente che si concentrano le critiche più dure nei confronti della gestione Sarmi, che dice "accetto questa critica ma devono essere chiare due cose. La prima è che per migliorare la logistica la tecnologia serve ma non basta: bisogna lavorare soprattutto sulle persone. Ed è più difficile cambiare le persone che le macchine. Secondo, non è vero che si è fatto poco", con riferimento ai due ultimi contratti sindacali che rivoluzionano il settore del recapito. E poi c'è l'innovazione tecnologica sfociata anche nel settore delle telecomunicazioni.

E, tuttavia, scrive Il Sole 24 Ore, Sarmi nega che la "posta arrivi in ritardo", dato che tutti gli indici di qualità sono confortevolmente al di sopra di quelli fissati dal Contratto di Programma con il Ministero delle Comunicazioni. Una posizione che non cambia da parecchio tempo e che passa anche sopra i forti disagi di cui recentemente sono state vittime proprio due delle regioni più importanti del nord: Lombardia e Piemonte.

Il problema è che... il problema nel settore recapito c'è! Eccome. Tant'è vero che lo stesso presidente di Poste, Vittorio Mincato, intervenendo ad una convention dei dirigenti nello scorso gennaio, ha sbalordito la platea: "Dobbiamo concentrarci sul nostro core business, che è il servizio postale. Dobbiamo fare in modo", come riporta fedelmente il quotidiano milanese di Via Monterosa, "che una lettera arrivi effettivamente il giorno dopo".
E Mincato pare abbia pure una soluzione: "staccare il BancoPosta e quotarlo in Borsa", proprio come sta facendo Deutsche Post in Germania. Ma questa soluzione che, non c'è dubbio, permetterebbe di focalizzarsi sui servizi postali non piace a molti, dal management ai politici: "con lo spezzatino, insomma, il recapito postale diventerebbe una palla al piede" creando grossi problemi in vista della liberalizzazione totale.

La pratica Poste Italiane, pertanto, è piuttosto corposa e bisognerà attendere le prossime nomine (e il nuovo governo del paese) per capire dove si sta andando. E soprattutto se Massimo Sarmi (come pure gli altri consiglieri) conserverà il posto oppure no. Anche perchè il nuovo CDA sarà composto da "soli" 5 membri e non ci sarà spazio per tutti.

Ad ogni modo sia che Massimo Sarmi resti alla guida del Gruppo per un terzo mandato sia che il nuovo governo decida per un altro nome, Poste Italiane dovrà fare i conti con la riorganizzazione dell'intero settore postale sul quale gravano anche la delusione e le critiche dei sindacati, CGIL e CISL in testa. Tensione ancora tutta da smaltire, nonostante i recenti accordi.

L'articolo de Il Sole 24 Ore chiude in modo efficace: "per un verso o per l'altro, si torna sempre al problema del recapito. Che Sarmi è convinto di aver risolto e che gli italiani aspettano ancora che si risolva".

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